L’inizio degli anni ‘80 e l’epoca dei paninari

8 Febbraio 2021 torvellino

“Ohè, bella sfitinzia…! Come butta?” (Ciao bella ragazza! Come va?), o anche “Che ganze le tue Timba!” (Che belle le tue Timberland!)… tutte le persone aventi un’età che va dai quarant’anni a salire ricorderanno questa strana terminologia e questi vocaboli che suonavano tanto assurdi, ma che si sono ascoltati per almeno un decennio in Italia (1980-1990); ebbene, questo era il gergo usato dai paninari, ovvero adolescenti e giovani vissuti nei primi anni ottanta nell’area metropolitana di Milano e nel Veneto principalmente, e che diedero vita a questo particolare fenomeno di costume, moda, e stile di vita.

L’uso esasperato di abbigliamento solo ed esclusivamente griffato, questo gergo dialettale con il quale essi comunicavano tra di loro, la fortissima tendenza ad emulare modelli propri del cinema americano, il comune interesse verso la musica pop e new wave di quel periodo…erano queste le caratteristiche che contraddistinguevano una comitiva di paninari dal resto dei gruppi di ragazzi, questo e tante altre piccole cose di cui parleremo oggi.

Nascita e storia di questo stile di vita

In Lombardia ed in Veneto principalmente come dicevamo, zone in cui fino alla fine degli anni settanta erano già presenti gruppi di giovani accomunati da altri tipi di interessi e stili di vita (metallari, dark, punk), agli inizi degli anni ottanta accade un qualcosa di nuovo, sorge un nuovo ‘movimento’ se così si può definire, ovvero quello dei paninari. Fast food e paninoteche del centro di Milano, ma anche di Venezia e Bologna, divennero i principali punti di ritrovo dei paninari, e le grandi catene commerciali del mondo della ristorazione veloce (McDonald’s su tutti) iniziarono a vivere la loro epoca d’oro.

Poco a poco il fenomeno dei paninariiniziò ad allargarsi a macchia d’olio, coinvolgendo prima qualche città del Sud Italia, ed espandendosi poi addirittura anche all’estero. Il vero paninaro sentiva l’esigenza di dimostrare che era qualcuno, che valeva, che si distingueva dalla massa e, per fare ciò, la prima cosa era vestire con capi d’abbigliamento e scarpe costosissime (El Charro, Avirex, Americanino, Vans, Ray Ban, Schott); se non c’erano questi presupposti di base, non c’erano i presupposti per entyrare nella comitiva di paninari.

Il boom del panino di Mc Donald’s

Pare che il termine paninaro derivi in qualche modo da un locale del centro di Milano che si chiamava ‘bar Al Panino’, e che fu il primo vero posto di ritrovo delle nascenti comitive milanesi che adottarono questo particolare stile di vita. Una moltitudine di giovani il cui interesse principale era quello di avere un fisico ed una immagine perfetta e super curata, di essere abbronzato in qualsiasi periodo dell’anno (fecero molti affari anche i centri abbronzanti), di essere sempre aggiornato e alla moda sule nuove tendenze, di essere considerati ragazzi sveglii e brillanti, pronti ad intraprendere grandi carriere.

Caratteristica basica del paninaro d.o.c. nonché quasi una sorta di icona di tutto il movimento, era senza dubbio il celebre panino, ma non il classico e buonissimo panino con prosciutto e mozzarella del salumiere sotto casa, il vero panino per loro era quello di Mc Donald’s, e soltanto quello! Non era infatti assolutamente contemplata nell’abc del paninaro purosangue la possibilità di mangiare il panino di Burger King o di Burghy, pena la radiazione immediata dal gruppo.

La moda dei paninari

Il principale elemento che contraddistingueva un paninaro da un qualsiasi altro giovane era dunque quello di indossare capi d’abbigliamento di marca e molto costosi, quasi come a voler comunicare a tutti che era di buona famiglia e viveva una vita agiata; il vestiario non di marca, gli indumenti da mercatino o addirittura contraffatti, le imitazioni (anche se perfette) erano tutte cose considerate ‘out’ dai paninari, ovvero fuori moda e improponibili.

Ma proviamo a dare un’immagine standard del vero paninaro; giaccone imbottito o piumino d’oca colorato (Henry Lloyd, Moncler, o Stone Island), jeans (Armani, Levi’s Rifle, Americanino), felpa (Americanino, Best Company, Stone Island), scarpe o stivaletti (Timberland, Clarks, El Charro), ed addirittura i calzini erano firmati (Burlington, Naj Oleari). Tra gli accessori ed i complementi moda spiccavano su tutti i famosi occhiali da sole Ray Ban (il massimo era avere lo stesso modello usato da Tom Cruise in Top Gun), e gli orologi, rigorosamente Swatch.

Gergo usato dai paninari

“Ohè raga…questo week lo faccio a Curma” (Ehi ragazzi, questo fine settimana lo passerò a Courmayeur), oppure anche “Oggi mi sento fuori come un balcone”, “Ho mangiato il mio bel panozzo con le patozze” (Ho mangiato il mio bel panino con un piatto di patatine fritte); era in pratica un vero linguaggio più che una forma dialettale, ed infatti questa terminologia fu assimilata poco a poco in tutti i paesi dove il fenomeno dei paninari si era diffuso, vale a dire che non era uno slang utilizzato solo a Milano, ma universale, proprio dei paninari.

Sia il mondo del piccolo che quello del grande schermo hanno più volte omaggiato questo periodo di storia italiana, e sono stati tanti gli attori e le attrici ad aver interprtetato personaggi paninari; uno dei più conosciuti in Italia è stato l’attore genovese Enzo Braschi, il quale si inventò il personaggio del paninaro per alcuni sketch comici che interpretava ai tempi della nota trasmissione televisiva di successo ‘Drive in’, all’epoca condotta da Gianfranco D’Angelo ed Ezio Greggio.